Cavergno - Acquedotto in sasso di Ravör - Comune di Cevio

Cavergno – Acquedotto in sasso di Ravör

Coordinate
Latitudine:      46.34827
Longitudine:    8.61274
https://goo.gl/maps/ZjoBNHN5ryCMbMt5A

Oltre la zona terrazzata di Ör Grand, da una piccola caverna situata appena sopra la strada che conduce a Ravör, sgorga una sorgente che, grazie a semplici manufatti di captazione, era sfruttata in passato per fornire acqua potabile a Cavergno. Poiché essa dista circa mezzo chilometro dal villaggio, occorreva un impianto idrico per condurvi l’acqua e alimentare le sue fontane.

Il primo acquedotto tra la captazione di Ravör e il paese risale al 1742. Questo manufatto, realizzato con tronchi di legno forati nel senso della lunghezza e anelli di ferro a rinforzo degli innesti, ebbe vita breve, probabilmente a causa della scarsa qualità del legname, se già nel 1747 fu necessario sostituirlo con più resistenti resinosi provenienti dall’Alpe Nassa in Val Bavona. Un rifacimento totale della condotta fu poi eseguito negli anni 1812-13.

Dieci anni più tardi il comune decise di far posare una condotta in pietra. Affidato all’imprenditore Giovanni Domenico Maurelli (o Moretti) di Linescio e costato poco più di 4000 lire cantonali (una somma ingente per la comunità) il nuovo acquedotto fu inaugurato nel 1825 e rimase in funzione fino alla fine del secolo, quando venne sostituito da condotte in tubi di ferro.

Era un’opera monumentale, realizzata con blocchi di pietra provenienti dai Pradói d’la Fula, i macigni ciclopici situati all’imbocco della Val Bavona, forati longitudinalmente e sagomati in modo che avessero un beccuccio a un’estremità e un incavo all’altra, la condotta partiva dalla caverna di Ravör e copriva una distanza di circa 1300 braccia, cioè circa 780 metri lineari, per raggiungere tutte le fontane del villaggio. Gli elementi più lunghi misurano circa 1,5 metri e possono raggiungere la mezza tonnellata di peso, quelli più corti (60-80 cm) si usavano per le curve.

Nel 1869, durante un restauro generale, i giunti furono sigillati con calce idraulica: questo intervento consentì di diminuire le perdite, ma non di ovviare alla persistente scarsità d’acqua della sorgente di Ravör, la quale, unitamente alle aumentate esigenze, indusse alla ricerca di nuove soluzioni: già alla fine dell’Ottocento sorsero iniziative private e le prime condotte di metallo. Nel 1936 al nuovo acquedotto di Cavergno erano allacciate 36 case.

Col tempo i blocchi dell’acquedotto del 1825 andarono dispersi: nel 2020, per iniziativa del Patriziato di Cavergno, alcuni vennero recuperati: sistemata la piccola captazione di Ravör, è stato ricostruito un breve segmento dell’antico acquedotto che oggi alimenta una piccola fontana in sasso situata a lato della strada.

(Flavio Zappa)

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